Ricerca per un bilancio di genere nel Comune di Modena

Cosa è il bilancio di genere?
Il principio perseguito dal bilancio di genere è quello di analizzare l’impatto dell’azione dell’ente pubblico su cittadini e cittadine per meglio definire una visione strategica in grado di orientare interventi e politiche pubbliche, relativamente a bisogni (domanda di servizi, orari, organizzazione, semplificazione) e alle risposte date in termini di servizi, impegni assunti in bilancio e livello di pari opportunità raggiunto all’interno dell’amministrazione e nella vita pubblica.
I principali elementi che influenzano la vita delle donne nelle città e che possono perciò essere considerati come principi fondativi nel bilancio di genere riguardano la ripartizione del lavoro di cura e la possibilità di accesso al lavoro; la conciliazione tra lavoro e vita familiare e privata; il numero e la qualità dei servizi, dei servizi comuni e in particolare di quelli relativi alla cura dei bambini l’’accesso ai luoghi decisionali della città, alla cultura e al tempo libero ; la sicurezza e la lotta contro tutti i fattori di non sicurezza della città; l’incremento della mobilità e della effettiva possibile scelta tra trasporti individuali e collettivi; qualità, sostenibilità e difesa del territorio; l’uguaglianza e le parità delle donne e degli uomini nella vita locale.

Conciliazione dei tempi. Una questione ancora attuale?
A questa domanda il Centro documentazione donna ha cercato di rispondere attraverso un’indagine qualitativa (abstract ricerca), condotta fra il 2015 e il 2017, sulle problematiche e sulla dimensione del fenomeno attraverso due analisi indipendenti ma coordinate:

•  maternità e accesso al lavoro slide_lavoro_conciliazione;
• la conciliazione dal punto di osservazione delle donne migranti residenti in città. slide migranti

L’impianto metodologico adottato è stato messo a punto partendo da una disamina delle problematiche e della natura della conciliazione ben consapevoli che la rappresentatività della ricerca non stesse nella produzione di dati statisticamente rilevanti, ma che essa aspirasse a rilevare la cosiddetta rappresentatività sociale della fascia di popolazione presa in esame.

I risultati della ricerca sono stati presentati in un convegno finale in Municipio a Modena nel novembre 2017.

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Maternità e accesso al lavoro. Il quadro generale

Secondo una indagine Istat (ottobre 2017) l’Italia è al suo record storico di occupazione femminile con un 48,9% di occupate nel nostro Paese attestandoci al 41° posto tra i paesi Ocse per partecipazione femminile al mercato del lavoro ed essendo ancora distanti dalla media europea (65,3%). L’Ispettorato del lavoro nel 2017 registra una diffusione consistente di ‘dimissioni volontarie’ da parte delle lavoratrici madri; nel 2016, il 78% delle dimissioni volontarie ha riguardato le lavoratrici madri, e solo il 22% i lavoratori padri: parliamo di 27.443 donne, a fronte delle 25.620 dell’anno precedente, di cui 3.609 donne nella sola Emilia Romagna. Cresce la percentuale di lavoratrici che si licenziano perché non ce la fanno a gestire lavoro e figli. Le difficoltà nel conciliare la cura dei figli con il lavoro nel 2016 è stata infatti alla base di 13.854 dimissioni: il 44% in più rispetto a quelle rilevate nel 2015. Nel 98% dei casi questo ha riguardato le donne. Tra le motivazioni più frequenti: assenza di parenti di supporto, mancato accoglimento al nido, costi troppo elevati per delegare l’assistenza dei neonati a nidi privati o baby sitter.

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